La manovra di bilancio è diventata legge. Dopo l’approvazione a fine novembre del Decreto che anticipava parte delle misure sulle entrate, la legge di bilancio ha passato il vaglio del Parlamento il 23 dicembre modificando in parte, ma non in modo sostanziale, il testo proposto a metà ottobre dal governo.
Le nuove misure sono in linea con le manovre degli anni più recenti. Nuove risorse sono destinate al pubblico impiego, soprattutto per finanziare il rinnovo del contratto ma anche per nuove assunzioni, e alle politiche sociali, per il rafforzamento del Reddito di Inclusione (REI) [1 ] che entra in vigore a gennaio e il sostegno ai giovani e alle famiglie. Sono rinnovate anche le agevolazioni per gli investimenti privati, tra cui la maggiorazione degli ammortamenti e gli incentivi all’innovazione del Piano Industria 4.0, quelle per gli interventi di riqualificazione energetica e per le ristrutturazioni.
La manovra include anche uno sgravio contributivo per l’occupazione giovanile e un nuovo credito di imposta specifico per le spese di formazione nel settore delle tecnologie. Infine, maggiori risorse sono destinate agli investimenti pubblici, sia attraverso il rifinanziamento del Fondo per gli investimenti istituito dalla legge di bilancio 2017, sia con interventi agevolativi per le amministrazioni locali. Una parte delle coperture è affidata a risparmi di spesa e, in misura maggiore, ai nuovi interventi sul contrasto all’evasione.
Come consueto, le risorse coinvolte sono considerevoli. Nel 2018 le misure espansive superano i 26 miliardi di euro e le coperture i 15 miliardi. L’effetto sul saldo è dunque un aumento del disavanzo di circa 11 miliardi. Su queste risorse però, e anche questo è ormai consuetudine, l’impatto degli interventi che riguardano la clausola di salvaguardia è rilevante [2]. La sua sterilizzazione nel 2018 vale quasi 16 miliardi di minore gettito IVA, lo 0.9% del PIL. Una misura espansiva decisamente importante nella valorizzazione ufficiale della manovra, che considera le differenze rispetto a quanto incluso nella legislazione vigente. Tuttavia non va considerata come misura espansiva se si vuole valutare l’impatto differenziale che la politica fiscale avrà nel 2018 rispetto al 2017.
Per presentare una valutazione in questo senso, l’aggregazione presentata nel grafico in Fig. 1 non considera la clausola di salvaguardia né altre misure che non comportino variazioni rispetto al 2017. In questa lettura emerge che i fondi attesi dalla spending review e dalle misure di recupero di evasione sarebbero redistribuiti prevalentemente alle famiglie. Le risorse aggiuntive destinate a investimenti e alle imprese sono invece limitate nel 2018 (mentre sono programmate aumentare dal 2019).
Nei programmi del governo la manovra è coerente con un rientro del disavanzo fino al pareggio nel 2020, sia in termini strutturali che effettivi. Un sentiero che implica che la stance fiscale, come calcolata dalla variazione del saldo primario strutturale, inverta il segno e diventi restrittiva, anche se poco, già dal 2018 (Fig. 2).