Sara Emiliani, Elisa Quinto, Lea Zicchino
Il credito alle imprese a fine 2019 è tornato a contrarsi a ritmi sostenuti in Italia (-1.8% a dicembre) mentre continua a crescere nel resto dell’area euro, almeno in media (+3.2%). Sebbene negli ultimi anni l’andamento del credito sia stato piuttosto anemico, una caduta così marcata non si osservava dal 2015 e, da quanto emerge dall’Indagine sul credito bancario di Banca d’Italia di gennaio 2020, è il risultato di politiche di offerta caute ma anche di una scarsa domanda.
In termini di volumi i crediti bancari alle imprese a fine 2019 in Italia erano 643 miliardi di euro. Rispetto al 2008, l’anno in cui iniziava la crisi finanziaria, il credito alle imprese è sceso di oltre 200 miliardi di euro, e in tale ammontare sono comprese anche le sofferenze che hanno raggiunto i 55 miliardi (+30 miliardi di euro sul 2008), ma che sarebbero ben più elevate considerando le cessioni avvenute sul mercato negli ultimi anni.
La persistente debolezza del credito non è tuttavia spiegata solo dall’andamento dell’attività economica dato che è cambiato in modo netto il nesso tra i due aggregati: l’elasticità del credito al PIL era abbondantemente sopra al 2 nel periodo pre-crisi [1], mentre dal 2014 si è drasticamente ridotta portandosi poco sopra lo zero. Anche l’elasticità del credito alle imprese rispetto agli investimenti rimane debole a fine 2019 (-1) rispetto all’1.5 medio dei primi anni 2000 [2].
Nel dettaglio del credito alle imprese per dimensione e classe di rischio emerge che le imprese rischiose non ricevono credito, a prescindere dalla loro dimensione, persino quelle più grandi che fino al 2018 avevano comunque avuto accesso al credito. Tuttavia le imprese più piccole, quelle definite micro dalla Banca d’Italia, sono tornate a essere escluse dal credito nel 2019 indipendentemente dal loro grado di rischiosità.
Siamo forse di fronte a segnali di un cambiamento strutturale nel mercato del credito? Come mai oggi è più difficile per il settore bancario convogliare risorse verso le imprese? Il settore produttivo negli ultimi dieci anni è andato incontro a un importante processo di ristrutturazione che ha portato le imprese a essere in media più capitalizzate e redditizie, anche grazie alla crescente capacità di presidiare i mercati esteri. Perché questo possa continuare sono necessari investimenti: difficile quindi pensare che tale debolezza del credito bancario possa essere sostenibile nel medio periodo senza lo sviluppo di fonti alternative di finanziamento.
Servirà una nuova agenda strategica e una valutazione complessiva dell’insieme di regole messe in campo in risposta alla crisi finanziaria che veda il contributo di tutti gli attori coinvolti affinché il sistema bancario possa tornare a finanziare le imprese, tornando così a contribuire alla ripresa degli investimenti.