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L’elevato ammontare dei crediti deteriorati delle banche italiane è principalmente il risultato dell’eccezionale fase recessiva che ha colpito l’economia del paese negli ultimi anni, coniugato ai tempi lunghi delle procedure di recupero crediti. Il problema degli NPL non è ancora superato ma negli ultimi anni ci sono stati importanti passi avanti: le banche si sono maggiormente coperte dal rischio di perdite e il tasso di crescita dei prestiti deteriorati, in particolare delle sofferenze, si è ridotto. Altri segnali positivi arrivano dai dati del primo trimestre 2017, che mostrano un ammontare di crediti dubbi (a valori lordi) in calo rispetto a dicembre 2016 per gran parte dei gruppi italiani. Ad accelerare questa tendenza contribuiranno le importanti operazioni di cessione programmate per l’anno in corso.
La spinta al miglioramento dei tassi di copertura delle banche è avvenuto anche sotto le azioni della Vigilanza: nel 2012 Banca d’Italia ha compiuto ispezioni mirate sulla qualità degli attivi, seguita dalla BCE che, nel 2014, alla vigilia dell’avvio dell’Unione Bancaria, ha condotto un esercizio di Comprehensive Assessment (tra cui rientrava l’Asset Quality Review, AQR) sulle banche dell’area euro che avrebbe iniziato a vigilare direttamente. Nel 2015 la BCE ha poi proseguito la propria azione, con l’istituzione di una task force sugli NPL, formata anche da esperti delle banche centrali nazionali (NCA) che, nel 2016, ha pubblicato le linee guida per affrontare il problema dei crediti deteriorati [1]. Le politiche di copertura sono state attentamente riviste proprio nel 2016, in vista dei piani di gestione degli NPL richiesti dalla BCE (inviati a fine marzo 2017) e in preparazione di importanti operazioni di cessione di crediti deteriorati annunciate nei piani industriali di alcuni operatori.
Per il campione aggregato di 12 gruppi [2], il coverage ratio dei crediti deteriorati è così aumentato di 11.5 punti percentuali dal 2012 al 2016, con un sensibile miglioramento proprio nel corso del 2016 (+6 punti percentuali rispetto al 2015), grazie all’incremento dei fondi rettificativi e alla riduzione dei crediti deteriorati lordi (Fig.1). Nel primo trimestre 2017 il coverage ratio è aumentato ancora rispetto a dicembre 2016 per molti gruppi, con ulteriori adeguamenti delle coperture non solo delle sofferenze ma anche delle altre posizioni deteriorate.
Per favorire la soluzione del problema dei crediti deteriorati numerose iniziative sono state prese anche dal legislatore: è stata rimossa la precedente penalizzazione nel trattamento fiscale delle perdite su crediti e sono state varate importanti riforme in grado di accelerare i tempi di recupero dei crediti.
Nei più recenti piani industriali e presentazioni dei risultati di bilancio 2016, alcune banche hanno dato le prime informazioni sui target di NPL ratio da raggiungere entro il 2019. Gli obiettivi rispondono alle linee guida della BCE, che prevedono che le banche sottoposte alla propria vigilanza diretta debbano comunicare la propria strategia di riduzione dei crediti non performing nel primo trimestre di ciascun anno solare, oltre ai progressi compiuti nei 12 mesi precedenti rispetto a quanto pianificato. La strategia può includere una serie di opzioni: sono possibili gestioni in-house, cartolarizzazioni, cessioni o la combinazione delle tre possibilità. Alcuni gruppi bancari hanno confermato il percorso di creazione di unità interne di risoluzione degli NPL separate e specializzate, altri gruppi invece hanno strategie incentrate anche sulla cessione di crediti deteriorati, altri ancora hanno infine dichiarato di voler perseguire i suoi obiettivi di riduzione con un mix di strategie.
Non esiste una soluzione unica o immediata al problema dei crediti deteriorati: portare gli NPL su livelli sostenibili e comparabili su scala europea richiederà tempo e sforzi coerenti da parte delle banche, oltre che il sostegno delle autorità di Vigilanza, come sta già avvenendo. Nel nostro scenario di previsione ci attendiamo un graduale incremento del cure rate [3], in linea con il consolidarsi della ripresa economica e con le strategie di recupero del credito intraprese dalle banche, oltre a una riduzione significativa della probabilità di default (PD). Da nostre simulazioni sui bilanci dei 12 gruppi bancari nazionali, presentate di recente al Banking Day 2017, sotto alcune assunzioni legate alla evoluzione della matrice di transizione (miglioramento della PD come da scenario di previsione per il settore italiano, miglioramento del danger rate [4] e del cure rate), emerge che la nuova formazione di non performing loans sarà comunque bilanciata da un importante piano di cessioni e di recuperi interni, che dovrebbero determinare una considerevole riduzione dello stock di crediti deteriorati tra la fine del 2016 e il 2019.